“La Merda d’artista” di Piero Manzoni, oggetto del desiderio di ogni museo e di ogni collezionista, è una delle icone dell’arte d’avanguardia, uno dei suoi miti più tenaci. Dalla data della sua realizzazione, il 1961, l’opera è stata circondata da un alone leggendario riguardante il suo contenuto, l’intento dell’artista, l’escalation di prezzi che l’ha vista protagonista. È oggetto di leggende e, naturalmente, di ironie, di parodie, di polemiche e rifiuti feroci, che l’accomunano idealmente all’opera-scandalo per eccellenza del secolo, “Fountain” di Marcel Duchamp. La narrazione ripercorre la genesi di “Merda d’artista” in seno al percorso inventivo di Manzoni e il crescere sino a oggi della sua eccentrica fortuna storica, che ne ha fatto un simbolo assoluto della cultura contemporanea.
“Una reliquia, per farsi oggetto di culto, non è affatto importante che sia vera. Conta la convinzione del suo potere miracoloso: un’opera d’arte, per dire con Werner Muensterberger, ‘provenga essa da un ritrovamento, da un dono, da un acquisto o addirittura da un furto, porta in sé il marchio d’una promessa e di una compensazione magica’. L’opera di Manzoni continua a interessarci, intrigarci, irritarci, perché si regge su un’ambiguità insanabile, tra mistico e corporeo, tra alto e basso, tra vitalità e morte. Tra oro e merda”.
Skira, Milano, 2014
“La Merda d’artista” di Piero Manzoni, oggetto del desiderio di ogni museo e di ogni collezionista, è una delle icone dell’arte d’avanguardia, uno dei suoi miti più tenaci. Dalla data della sua realizzazione, il 1961, l’opera è stata circondata da un alone leggendario riguardante il suo contenuto, l’intento dell’artista, l’escalation di prezzi che l’ha vista protagonista. È oggetto di leggende e, naturalmente, di ironie, di parodie, di polemiche e rifiuti feroci, che l’accomunano idealmente all’opera-scandalo per eccellenza del secolo, “Fountain” di Marcel Duchamp. La narrazione ripercorre la genesi di “Merda d’artista” in seno al percorso inventivo di Manzoni e il crescere sino a oggi della sua eccentrica fortuna storica, che ne ha fatto un simbolo assoluto della cultura contemporanea.
“Una reliquia, per farsi oggetto di culto, non è affatto importante che sia vera. Conta la convinzione del suo potere miracoloso: un’opera d’arte, per dire con Werner Muensterberger, ‘provenga essa da un ritrovamento, da un dono, da un acquisto o addirittura da un furto, porta in sé il marchio d’una promessa e di una compensazione magica’. L’opera di Manzoni continua a interessarci, intrigarci, irritarci, perché si regge su un’ambiguità insanabile, tra mistico e corporeo, tra alto e basso, tra vitalità e morte. Tra oro e merda”.
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